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Origine dell'Agricoltura

L'origine dell'Agricoltura

E' molto difficile stabilire un inizio dell'agricoltura. I ritrovamenti piu antichi, quali mortai, macine o altri utensili collegati alle pratiche agricole, sono stati effettuati nella Valle del Nilo e datano circa 10.000 anni. Le difficoltà ed i rischi connessi ad un'alimentazione fortemente dipendente dalle piante selvatiche hanno rivestito un ruolo non secondario nella nascita delle pratiche agricole, che consentivano un di selezionare piante con un basso livello di sostanze tossiche. Un aspetto essenziale dell'agricoltura è, infatti, la domesticazione delle specie vegetale (ed animali), che, fra le altre caratteristiche, determina la soppressione dei meccanismi di protezione delle piante, e in particolare delle loro difese chimiche, costituite proprio dalle sostanze con effeti tossici sugli animali che se ne nutrono. Presumibilmente le prime piante ad essere coltivate furono i cereali e quelle che posseggono strutture sotterranee (tuberi o bulbi) in cui si accumulano sostanze nutritive. I cereali dal punto di vista ecologico sono delle erbe infestanti, capaci anche di crescere rapidammente su terreni spogli, ove ci sono poche altre piante antagoniste. Un' altra loro importante caratteristica è quella di possedere un frutto (cariosside) commestibile che si mantiene per anni senza deteriorarsi.

Le colture di piante con tuberi e bulbi sono, probabilmente, ancora più antiche. Questo tipo di pianta, infatti, è molto facile da coltivare, basta anche una zappa rudimentale, si mangia soltanto il tubero o il bulbo, il resto (semi compresi) viene ridato alla terra, permettendo alla pianta di ricominciare il proprio ciclo vitale. E' altrettanto difficile stabilire anche il luogo d'origine delle prime coltivazioni: fino a venti anni fa, l'ipotesi più accreditata era quella dello studioso russo Vavilov, il quale riteneva che la nascita dell'agricoltura dovesse essere avvenuta in pochi centri dai quali si sarebbe poi diffusa nel resto del mondo. Le ricerche condotte soprattutto da Harlan negli ultimi anni hanno reso il problema molto piu complesso; attualmente la teoria più seguita tende a vedere l'inizio della agricoltura come un processo realizzatosi indipendentemente e contemporaneamente, più o meno, in molti luoghi. I progenitori selvatici delle piante piu importanti d'uso alimentare sono ampiamente diffusi in aree geografiche molto vaste, e in tutta questa loro estensione spaziale furono manipolati da vari popoli che, in questo modo, acquisirono informazioni su come coltivare queste piante al fine di ottenere una resa migliore. Si tende, quindi, a credere che l'agricoltura non sia stata una scoperta o un'invenzione, ma che si sia sviluppata con un processo di estensione e di intensificazione di quello che la gente faceva già da tempo. Per i primi tempi l'introduzione dell'agricoltura spinse, parallelamente alle esigenze della caccia, le popolazioni al nomadismo, allo scopo di trovare territori su cui si realizzassero le condizioni migliori per ottenere un buon raccolto. Infatti, le tecniche agricole più primitive erano basate sul metodo del "taglia e brucia" in cui prima la vegetazione era bruciata per lasciare sgombro il terreno; successivamente, per qualche anno, la terra veniva coltivata con un graduale impoverimento delle risorse minerali del suolo. Un tale tipo di coltivazione rendeva poco ed il contadino che l'adottava era obbligato a spostarsi, insieme con gli animali domestici, alla ricerca di nuovi terreni su cui ricominciare. Questi primi agricoltori nomadi avrebbero in tal modo svolto un ruolo fondamentale nella diffusione della agricoltura, sia direttamente, coltivando nuovi suoli, sia indirettamente, trasmettendo informazioni sulle tecniche agricole ad altre popolazioni con cui entravano in contatto durante i loro spostamenti. Ancora oggi il metodo del "taglia e brucia" è praticato in gran parte dell' Africa tropicale a sud del Sahara. Successivamente, quando attrezzi più efficaci resero possibile una coltivazione più redditizia, si passò ad una condizione stanziale in cui gli uomini cominciarono a costruire insediamenti stabili intorno a campi che permettevano buoni raccolti.

Le conseguenze della Nascita dell'Agricoltura

Il passaggio all'agricoltura ebbe profonde conseguenze. Le popolazioni non condussero più un'esistenza perennemente nomade, potendo conservare il cibo non solo in sili e granai ma anche sotto forma di animali domestici. Oltre alle riserve di cibo, altri beni poterono esssere accumulati in misura di gran lunga maggiore a quella prima possibile. Inoltre, la terra potè essere posseduta e ceduta in eredità. Poichè l'attività di pochi poteva produrre abbastanza cibo per tutti, le comunità cominciarono a diversificarsi. Gli uomini divennero commercianti, artisti, banchieri, studiosi, poeti, dando vita a tutta la varietà che caratterizza le comunità moderne. Anche la densità di popolazione potè aumentare. Nelle economie basate sulla caccia e sulla raccolta di vegetali sono necessari, in media, 5 chilometri quadrati per la sussistenza di una sola famiglia. Una conseguenza diretta ed immediata della nascita dell'agricoltura fu l'aumento della popolazione. Una caratteristica peculiare dei gruppi nomadi è la rigorosa limitazione della loro composizione numerica. Una donna in continuo movimento non puo portare con sè più di un bambino, insieme ai bagagli familiari, per quanto questi siano ridotti. Quando i sistemi di controllo delle nascite non sono efficaci, essa ricorre all'aborto o, più frequentemente, allo infanticidio. Inoltre, esiste un'elevata mortalità naturale, in particolare fra i neonati, gli anziani, i malati, i menomati, e le donne gravide. A causa di questi motivi, le popolazioni nomadi tendono a rimanere poco numerose. Una volta affermatasi un'organizzazione di vita stanziale non vi fu più la stessa continua ed impellente necessità di limitare le nascite, e, nello stesso tempo vi fu anche un calo della mortalità, a causa delle migliorate condizioni di vita.

L'Aumento Demografico

Alle origini dell'agricoltura la popolazione umana ammontava probabilmente a poco più di 5 milioni di individui, diffusi su tutto il globo. Nel 4000 a. C. la popolazione era aumentata enormemente, arrivando a più di 86 milioni, ed al tempo di Cristo, si stima vi fossero 133 milioni di persone. In altre parole, la popopazione è aumentata piu di 25 volte nel periodo compreso fra 10.000 e 2.000 anni fa. Nel 1650 la popolazione mondiale ha raggiunto i 500 milioni di persone, di cui molte viventi nei centri urbani, e lo sviluppo delle scienze, delle tecnologie e dell'industrializzazione hanno cominciato a produrre ulteriori cambiamenti nella vita dell'uomo e nei suoi rapporti con la natura. Nel 1976 c'erano sul nostro pianeta piu di 4 miliardi di persone (Tabella 1), e verso il 2000 la popolazione potrebbe superare i 6 miliardi; si tratta di un numero di grandezza quasi incomprensibile; tuttavia, il tasso di accrescimento è effettivamente senza precedenti. Infatti, la popolazione si accresce di circa il 2, 2% all'anno. Ciò significa che si aggiungono circa 175 persone ogni minuto, 250.000 ogni giorno e 90 milioni ogni anno. Se questa velocità di accrescimento resta inalterata, al posto dei 4 miliardi di uomini del 1975, ve ne saranno sulla terra 7 miliardi nell'anno 2000. Nel giro di un secolo il tasso di crescita del 2, 2 % produce un aumento della popolazione di otto volte. All'epoca della Conferenza Mondiale, tenutasi a Roma nel novembre 1974, si calcolò che almeno 460 milioni di persone soffrissero la fame ed una grave malnutrizione, e che un altro miliardo e mezzo si alimentasse in maniera insufficiente. Le zone meno sviluppate del mondo, con tassi di accrescimento delle popolazioni più alti della media, hanno oggi un impellente bisogno di un approvvigionamento di 8-10 milioni di tonnellate di grano all'anno. Le Nazioni Unite hanno stimato che se la produzione non verrà notevolmente aumentata, il deficit annuale potrà raggiungere gli 100 - 120 milioni di tonnellate nel 2020. L'alto costo di produzione dei fertilizzanti, dovuto alla crescente carenza di energia nel mondo, contribuisce ad aggravare il problema. Poiché i combustibili fossili diventano sempre più scarsi e costosi, il costo del cibo continuerà ad aumentare.